Il colle di Serravalle è un bastione naturale affacciato sulla fertile vallata fluviale del Temo, circondata da pascoli e boschi, e su Bosa, centro storico medievale che ha meritato il ricoscimento di secondo borgo più bello d'Italia, formatosi lungo le pendici del monte nel corso di due secoli tra Duecento e Quattrocento (Rione Sa Costa).
Il perdurare della eccellenza tattica della sua posizione, che permetteva il controllo del territorio dal mare al corso del fiume, all'insediamento urbano nella vallata (Bosa vetus), è uno dei fattori che consente di ipotizzare come il sito sia stato sfruttato nei secoli senza soluzione di continuità anche solo quale posto di avvistamento per fronteggiare attacchi improvvisi di nemici (Saraceni, briganti) o incendi.
Confermata da scavi archeologici è l'esistenza in età romana di un insediamento urbano, fulcro del quale sarebbe diventata la cattedrale altomedievale di San Pietro posta all'interno del 'quartiere del vescovo', affiancata da un torrione/campanile di base romana, con il vicino cimitero recintato. Appartenente negli anni intorno al Mille al giudicato di Torres, il sito alla fine Duecento risulta nelle mani dei marchesi Malaspina (provenienti dalla Lunigiana) per dote matrimoniale (1232) ed a seguito del progressivo declino di quel regno.
Il maniero attuale subì numerosi interventi di ristrutturazione operati dai diversi proprietari (Turrritani, Malaspina, Arborea, Aragonesi), ma nel complesso conserva la struttura difensiva voluta dai marchesi tosco-liguri a partire da fine Duecento, poi costretti a cedere i loro castelli agli Aragonesi che avevano iniziato l'invasione dell'isola nel 1323: dopo il 1365 avevano perso possedimenti e potere politico. Nel 1317 il castello di Bosa era passato ai giudici di Arborea, alleati inquieti della Corona d'Aragona, nelle cui mani rimase sino alla fine del Quattrocento quando la loro resistenza fu fiaccata dagli Aragonesi e Bosa fu destinata in feudo a loro fedeli castellani, quasi mai in pace con la fiorente e fiera 'città regia' bosana (con statuti di tipo comunale).
La sua decadenza iniziò nella seconda metà del Cinquecento a favore della vicina Alghero, popolata da Catalani. Del blocco malaspiniano del fortilizio si conserva il recinto difensivo in muratura con torri rompitratta a gola, il torrione (anch'esso a gola; alt. m 20 ca) restaurato a fine Ottocento, il cammino di ronda di restituzione moderna.
All'interno, oltre alla cappella palatina, sopravvivono i ruderi della residenza nobiliare anch'essa fortificata riservata ai castellani e alla loro familia. Poggiata alle mura nord, ha pianta rettangolare con quattro (in origine) torri angolari e un rivellino triangolare: indicazioni di restauro restituiscono approssimativamente la divisione degli ambienti del palazzo.